Denominazione Spinola
PALAZZO DI ANGELO GIOVANNI SPINOLA
Nome attuale
idem
Indirizzo
Via G. Garibaldi, 5 – Genova
Attuale/i proprietario/i
Deutsche Bank e privati
Stato di conservazione
ottimo
Visibilità
esternamente. L’interno è visitabile nelle parti comuni (atrio e scalone). In occasione di determinate manifestazioni culturali, viene aperto al pubblico su gentile concessione della proprietà.
Anni di costruzione
dal 1558 al 1564
Architetto
Giovanni Ponzello
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Molti di questi sono ancora da aggiornare nei contenuti e nella formattazione.
Il palazzo fu inserito nel sistema dei Rolli: 1576 (I), 1588 (II), 1599 (I), 1614 (I) e 1664 (I); proprio per la sua magnificenza, l’11 aprile 1589 vi alloggiò la duchessa di Lorena, la cui visita precedette quella eclatante della granduchessa di Toscana (informazione tratta da Poleggi E. (a cura di), Una reggia repubblicana. Atlante dei palazzi di Genova 1576-1664, Torino 1998, p. 20).
Nei suoi ventimila mc, vuoto per pieno, erano compresi tutti i servizi –vecchi e nuovi- che avevano fatto di queste case, autonome come piazzeforti, il modello abitativo da proporre ai concittadini del grande maestro fiammingo (Rubens). Così sappiamo, leggendo con attenzione le precise didascalie poste nelle tavole, che vi erano ben sette stanze per i servitori, cisterna, “volta da legna”, “caneva”, cantina, stalla, camera “per stalero”, granaio, dispense e dispensa per pane, due cucine e infine ben quattro vani destinati al bagno ed ai suoi annessi con acqua calda e fredda. Una vastissima distribuzione, sapientemente collocata nei fondi e nei due piani ammezzati, che circondava il salotto e le camere del pianterreno, oltre alle numerose camere con “retrocamera” e “sala” del piano maggiore; mentre il bagno ottagonale, in genere a pianterreno, si trovava qui nell’ammezzato sotto tetto affacciato piacevolmente sulla terrazza e sul giardino retrostante.
Una confortevole e spaziosa dimora dunque, nonostante la severità delle misure e la presenza declamatoria degli affreschi dipinti ovunque a celebrare la storia degli antenati, le virtù e le vittorie di Angelo G. e Giulio Spinola, avvicinate con accorta sapienza alle gesta degli antichi romani. (..) Da un testamento di Giulio Spinola, rinvenuto da Teresa Raggi de Marini, sappiamo finalmente che il progetto fu steso dall’architetto Giovanni Ponzello autore –sempre in Strada Nuova- dei palazzi di Baldassarre Lomellino (oggi Campanella) e, assieme al fratello Domenico, di Nicolò Grimaldi (Tursi). Era una soluzione non molto originale, che ci rimane documentata nei disegni pubblicati da Rubens, con cui si affrontava un grande tema compositivo come quello del “costruire in costa” posto per la prima volta a Genova da questa starda (..). Adottando una pianta tripartita, di chiara impronta alessiana e un prospetto (mai realizzato) di forte scansione architettonica, (..), l’architetto riuscì a superare il forte dislivello della colllina con due ali che racchiudevano però un cortile modesto (..). Si deve soltanto all’iniziativa di Giulio Spinola se, sullo scorcio degli anni ottanta, fu possibile raddoppiare il cortile in profondità scavando nel tufo e prolungandone le ali verso il giardino pensile, aggiungendo un secondo ninfeo a quello che chiudeva il cortile sottostante. Come si vede dall’affresco attribuito ad Andrea Semino, conservato in un salotto, e sui rilievi ottocenteschi del Gauthier e del Reinhardt, il palazzo acquistò quanto era possibile di grazie e di solennità proprio in quegli spazi retrostanti che accrescevano il meglio della “privacy” tra acque, verzure e lunghi cannocchiali panoramici sulla città e sul porto. (..) Completata nel 1592 la facciata con i poggioli in marmo e chiusa nel 1594 la grande impresa della decorazione affrescata, la casa di Giulio Spinola fu opportunamente trasferita nel 1599 dal secondo al primo “bussolo” degli edifici destinati ad accogliere i maggiori ospiti della Repubblica. (..)”. (Testo tratto da Boero F.M., Poleggi E., Raggi De Marini M.T., Circolo Artistico Tunnel, Genova 1987, pp. 42-50).
Si consiglia la visione del filmato Rolli Days Digital Week https://www.youtube.com/watch?v=P8BZsyucYZs&feature=emb_logo
“Angelo Giovanni Spinola di Luccoli (†1560), marchese di Arquata acquistò il lotto, il secondo per dimensioni dopo quello aggiudicato a Nicolò Grimaldi (Palazzo poi Doria Tursi) nell’asta del 14-16 febbraio 1558 vincendo la concorrenza di Tobia Pallavicino. Il contratto di acquisto fu stipulato il 13 maggio e subito dopo iniziarono i lavori, conclusi nel 1564. Angelo Giovanni sposò Peretta Grimaldi, sorella di Luca, da cui ebbe sei figli. Il primogenito, Giulio nel 1589 riprende i lavori del palazzo che comportano l’allungamento del cortile, l’aggiunta di un secondo ninfeo nel giardino pensile e, nel 1592, il completamento della facciata con poggioli in marmo. Nel 1919 il palazzo, rimasto continuativamente proprietà Spinola, fu venduto al Crédit Commercial de France che fece coprire il cortile decorandolo con affreschi neocinquecenteschi opera di Bevilacqua e Aicardi. Nel 1926 fu ceduto alla Banca d’America e d’Italia che su disegno dell’arch. Liccioli aggiunse nel 1928 l’edificio posteriore mentre, il giardino scomparve a causa della sistemazione viaria di piazza Portello. Nel 1942 subì danni. Dal 1996 è sede della Deutsche Bank”. (Testo tratto da Parma E. (a cura di), La pittura in Liguria: il Cinquecento, Genova 1999, p. 281). Il piano nobile fu sede, dal 1930 fino a tempi recenti, del Circolo Artistico Tunnel.
Fu voluta e commissionata dal nobile Giulio Spinola che arruolò tutte le maestranze di frescanti allora disponibili in Genova, tanto che venne realizzata in tempi ridottissimi, dal 1592 al 1594. Facciata: ormai quasi illeggibile, era decorata con una quadratura architettonica ad affresco con Panoplie di armi, Vittorie alate e, negli interassi delle finestre del piano nobile, figure di Cesari, queste ultime eseguite da Lazzaro Tavarone mentre, il resto sarebbe opera di Lazzaro e/o Pantaleo Calvi con i figli Marco Antonio, Aurelio e Felice. Piano terra: l’atrio è realizzato da Marco Antonio, Aurelio e Felice Calvi, da notare al centro del riquadro ottagonale la Battaglia di Gherardo Spinola contro i Fiorentini; sala ad ovest, attribuita ad aiuto di Lazzaro Tavarone (?) con, nel riquadro centrale, Minerva con le Muse; andito al vestibolo, di Marco Antonio Calvi (?): la volta presenta un ovale inserito in cornice a finto stucco con raffigurato il Principe di Lucca. Vestibolo: costituito da tre campate con riquadri centrali, quello mediano, di forma rettangolare, raffigura un’Impresa di Lanfranco Spinola, quello ad ovest, di forma ovale, ritrae un’Impresa di Francesco Spinola, infine, nell’ovale ad est, vi è l’Impresa di Gherardo Spinola. Le cinque sale che si sviluppano ad est del palazzo sono tutte decorate dai Calvi, in ordine (dalla sala sul fronte, verso il retro) si trovano, nel riquadro centrale delle volte, figura di Vittoria alata; Ratto di Europa; Battaglia di Lepanto (1571); Presa di Lisbona (?) (1580) o delle isole Terceras; infine, Ercole al bivio nel giardino delle Esperidi. Le quattro sale ad ovest, anch’esse decorate dai Calvi, presentano (in ordine, dalla sala più vicina al vestibolo, andando verso il retro): Apollo sul carro solare tirato da quattro cavalli; Venere e Amore sul carro tirato da colombe e divinità marine; Perseo libera Andromeda e, infine, Venere che abbraccia Marte. Piano nobile: antisala, affreschi opera di Bernardo Castello, datati 1592 con, nel riquadro centrale, La famiglia di Dario ai piedi di Alessandro Magno. La decorazione del salone è di Andrea Semino ed aiuti con, nel riquadro centrale della volta a padiglione, Alessandro Magno incontra Simitre, regina delle Amazzoni. Le sale ad est sono opera di Bernardo Castello ed ognuna prende il nome del personaggio raffigurato nel riquadro centrale della volta a padiglione, per cui, si hanno (in ordine, dalla sala sul fronte, proseguendo verso il retro): la sala di Antonio con, nel riquadro centrale, Antonio e Pompeo firmano la pace in Sicilia; di Ottaviano con, Il trionfo di Ottaviano; di Scipione con, Scipione restituisce a Massinissa il nipote prigioniero. Le sale ad ovest, invece, sono a cura di Lazzaro Tavarone e di anonimo pittore di fine XVI sec. Si è applicato lo stesso meccanismo di nomenclatura visto ad est, per le stanze attribuite al Tavarone, ossia, (dal fronte verso retro), sala di Cesare e Pompeo con, Scena di battaglia di Cesare e sala di Cesare con, Trionfo di Cesare sul carro dorato. Le due sale dell’anonimo pittore, presentano: Amore saetta Venere dormiente e, l’altra, Figura allegorica femminile. (A cura di Silvia Melogno, cfr. Bibliografia).
Vico San Luca, 1
16123 Genova, Italia
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