Palazzo di Tomaso Spinola

Palazzo di Tomaso Spinola

1561

Denominazione Spinola
PALAZZO DI TOMASO SPINOLA
Nome attuale
Palazzo Spinola Pessagno
Indirizzo
Salita Santa Caterina, 3 – Genova
Attuale/i proprietario/i
Privati
Stato di conservazione
ottimo
Visibilità
esternamente. L’interno è generalmente visitabile nelle parti comuni (atrio)
Anni di costruzione
dal 1558 al 1561
Architetto
Giovan Battista Castello, detto il Bergamasco (1526-1561)

ATTENZIONE

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La Scheda

“Situato tra l’antica piazza degli Spinola di Luccoli e quella dei Della Rovere, è costruito su progetto di Gian Battista Castello (1558-1561) per Tomaso Spinola. La “cifra” del Bergamasco, di piena osservanza manierista, si legge nel finissimo disegno del portale con erme femminili, eseguito da Giacomo Ponzello e Pompeo Bianchi (1560), e nella facciata, dalla quadratura fantasiosa ad affresco e stucco, analoga a quella dei palazzi Imperiale di Campetto (1555-1560) e Lomellini di Strada Nuova (1563). Un altro richiamo evidente è il triforio, sipario di tre arcate a piano terreno e diaframma trasparente fra atrio e scala, eguale alla soluzione scelta per palazzo di Tobia Pallavicini in Strada Nuova (1558), dove l’aggettivazione scenografica è data da due rampe divergenti. L’interno è riccamente affrescato dall’atrio ai salotti del secondo piano (..). Annoverato nel XVIII secolo tra le proprietà dei Pessagno, famiglia che lo possiede ancora alla fine del XIX secolo, il palazzo è oggi destinato ad abitazione privata. L’atrio è accessibile mentre dal triforio, chiuso con vetrate, si vede soltanto una parte della scala”. (Testo tratto da Poleggi E., Una reggia repubblicana. Atlante dei palazzi di Genova 1576-1664, Torino 1998, p. 192).

Il palazzo fu inserito nel sistema dei Rolli: 1664 (III) titolare Tobia Spinola.

Immagine: particolare della decorazione della facciata
Si consiglia la visione del filmato Rolli Days Digital Week https://www.youtube.com/watch?v=XmcC3JNxh8k&feature=emb_logo 

Dove

Dove

Palazzo di Tomaso Spinola

Salita Santa Caterina 3
16123 Genova

Salita Santa Caterina divide la Maddalena dai quartieri del Molo e di Portoria. Lungo la salita si trovano diversi palazzi cinquecenteschi della famiglia Spinola facenti parte del sistema dei Rolli, tra cui spiccano il palazzo Tommaso Spinola (civico 3) e il palazzo Giorgio Spinola (civico 4), inclusi nella lista dei patrimoni dell’umanità dell’UNESCO; altri palazzi dei Rolli, non facenti parte della lista dei patrimoni protetti, sono Palazzo Spinola di Luccoli-Cervetto (civico 1), palazzo Luciano Spinola di Luccoli e Palazzo Spinola-Celesia (civico 5).
tratto da https://it.wikipedia.org/wiki/Salita_Santa_Caterina

 

 

La Storia

“Il palazzo fu costruito per Tomaso di Nicola degli Spinola di Luccoli tra il 1558 e il 1561 con l’intervento di Giovan Battista Castello, il Bergamasco, cui va attribuita anche la strutturazione della facciata in stucco – eseguita da Andrea Aprile da Corona (..) – e che nel 1560 fornì il disegno per il portale eseguito dagli scultori Giacomo Ponsello e Pompeo Bianchi (..). Secondo Alizeri (..), il palazzo fu comprato da Luca Negrone nel 1574. Nel 1664 è inserito nel rollo (3) come proprietà di Tobia Spinola (..). Il Soprani (..) lo cita come di Lorenzo Negrone. Il Ratti nel 1766 (..) lo dice “già Squarciafico”, nel 1769 “già Negroni, ora Saoli” (..) mentre nel 1780 (..) ricorda come proprietario Niccolò Spinola Cantalupo. Risulta proprietà di Giuseppe Pessagno nel 1847 (..), famiglia cui appartiene ancora nel 1875 (..). Attualmente è proprietà privata divisa in appartamenti”. (Testo tratto da Parma E. (a cura di), La pittura in Liguria: il Cinquecento, Genova 1999, p. 207).

Decorazione

Palazzo Spinola Pessagno sorprende, forse più di altri palazzi genovesi, per la sua ricca ornamentazione “nascosta”. Lungo Salita Santa Caterina, al civico 3, si erge un monumentale portale marmoreo, inserito come per dispetto lungo una parete in bugnato liscio. Nulla lascia immaginare che la severità classica con cui è trattato l’uscio abbia poi un rimando iconografico nella soprastante decorazione a stucco della facciata. Sia il portale, eseguito dagli scultori Giacomo Ponzello e Pompeo Bianchi, sia gli stucchi, realizzati da Andrea Aprile da Corona che si sviluppano dal secondo piano nobile in su, sono su disegno di Giovanni Battista Castello detto il Bergamasco. L’esecuzione ornamentale della facciata, in particolare, venne commissionata dal secondo proprietario, Luca Negrone, subentrato nel 1574, e realizzata intorno alla fine del XVI secolo quando il Bergamasco era già morto (†1569). Si rimanda all’accurato studio di Luciana Müller Profumo, Le pietre parlanti. L’ornamento nell’architettura genovese 1450-1600, Genova 1992, per un approfondimento in merito sia alla struttura del portale (pp. 274-276) sia alla decorazione della facciata (pp. 381-399). E’ lecito domandarsi come mai tanta profusione d’arte venne concentrata in un punto di così difficile percezione, quasi celata al passante sulla via. Un’espressione dell’Alizeri rende bene l’idea del disagio che incontra l’osservatore: si deve “islogare il collo” solo per “adocchiarne l’altezza”. Negli spazi interposti tra le finestre del secondo piano nobile e dell’ultimo vi sono, inoltre, incorniciature in stucco che delimitano quadri ad affresco realizzati da Andrea Semino (oggi totalmente perduti), raffiguranti: Andromeda, Proserpina e Angelica, (quest’ultima, contrariamente alle prime due, non è una divinità olimpica). Alizeri, purtroppo, tralascia di approfondire e non ci tramanda la collocazione esatta di queste immagini.
Luciana Müller Profumo (p. 384-388), a proposito della visibilità del fronte, sostiene che: “nel 1414, come dimostrano le planimetrie, esistevano costruzioni parallele alla futura facciata di Palazzo Pessagno e di altezza minore, tale cioè da rendere possibile la visione dai giardini distesi sul pendio al di là delle preesistenti strutture edificate, sulla ricchissima, sconvolgente facciata: (..)”.
Circa l’iconografia degli stucchi, si rimanda al medesimo testo della scrittrice ma, per chiarire a quali complesse tematiche sia ispirata, si riportano poche righe (p. 394): “In relazione a Palazzo Spinola Pessagno sorge l’ipotesi di una impostazione graduale dell’ornamento che, in chiave simbolica, allude al processo di sublimazione sulla scia della dottrina ermetica: lo sviluppo delle forme nella sequenza che va dalla Terra al Cielo riflette simbolicamente un analogo processo di elevazione dell’uomo”.
Interni – piano terra: Atrio, diviso in due dal già citato triforio, (vedi Breve descrizione) e decorato da Ottavio Semino (?). La volta a padiglione lunettata del primo ambiente è affrescata con un quadro centrale raffigurante, Angelica legata alla rupe e, intorno, grottesche. Il secondo vano, al di là della serliana, è coperto anch’esso da una volta a padiglione lunettata con, nel riquadro centrale, Guerriero che interroga due donne e, intorno, grottesche. Entrambi gli affreschi e le grottesche sono stati oggetto di restauro e di ridipinture. Primo piano nobile: le decorazioni sono da attribuire alla Bottega dei Semino. Pianerottolo: coperto da volta a padiglione lunettata con, nel riquadro centrale, Il ratto di Proserpina, circondato da grottesche. Salone: nel riquadro centrale della volta a padiglione ribassata e lunettata, Clelia e le compagne che fuggono dal campo di Porsenna. Secondo piano nobile: Salone, affrescato da Andrea Semino e aiuti nel 1560 circa, presenta una volta a padiglione con grande riquadro rettangolare raffigurante Le truppe di Carlo V che attraversano l’Elba. Fatto storico avvenuto il 24 aprile 1547 durante la battaglia di Mühlberg, nella quale fu fatto prigioniero Giovanni Federico di Sassonia. Nei quattro riquadri minori dei lati lunghi sono Episodi militari, probabilmente connessi con Le gesta di personaggi della famiglia Spinola. Sala: volta a padiglione decorata da Luca Cambiaso con, nel riquadro centrale, Eroe di fronte ad Apollo in Parnaso. Gli ovali intorno rappresentano scene di difficile identificazione, forse, Storie di Ulisse. (Testo a cura di Silvia Melogno, cfr. Bibliografia).

Bibliografia

  • Alizeri F., Guida artistica per la città di Genova, Genova 1846-1847, II, pp. 544-584
  • Alizeri F., Guida illustrativa del cittadino e del forestiero per la città di Genova e sue adiacenze, Genova 1875, pp. 230-232 e IV
  • Alizeri F., Notizie dei professori del disegno in Liguria dalle origini al secolo XVI, Genova 1880, 4 voll., p. 206
  • Caraceni Poleggi F., La committenza borghese e il Manierismo a Genova e in Liguria, in AA.VV., La pittura a Genova e in Liguria dagli inizi del Cinquecento, Genova 1987, (II ed.), p. 227
  • Croce I. (a cura di) con disegni di Guido Zibordi Marchesi, La misura della bellezza. I 42 Palazzi dei Rolli, Genova 2009, pp. 17-18
  • Di Raimondo A., Müller Profumo L., Bartolomeo Bianco e Genova. La controversa paternità dell’opera architettonica tra ‘500 e ‘600, Genova 1982, cap. V, pp. 65-71 (testo indicato per un approfondimento in merito all’uso del triforio e delle variazioni di livelli nell’atrio)
  • Erbentraut R., Die Spinola–Fresken des Palazzo Pessagno Pallavicino und die Schlacht von Mühlberg, in Zeitscrift fur Kunstgeschichte, 4, 1990, pp. 537-559
  • Griseri A., Una traccia per Luca Cambiaso, in Paragone, 75, 1956, p. 29
  • Labò M., Giovan Battista Castello architetto, Roma 1925, p. 15
  • Magnani L., Luca Cambiaso da Genova all’Escorial, Genova 1995, p. 101
  • Müller Profumo L., La funzione dell’ornamento. Forme e significati nella decorazione di tre palazzi genovesi del cinquecento, in Palladio, Rivista di storia dell’architettura e restauro, nuova serie, anno IV – n. 7, gennaio – giugno 1991, pp. 23-66, (in particolare pp. 43-50)
  • Müller Profumo L., Le pietre parlanti. L’ornamento nell’architettura genovese 1450-1600, Genova 1992, pp. 274-276 e 381-399
  • Parma E. (a cura di), La pittura in Liguria: il Cinquecento, Genova 1999, pp. 207-210
  • Pastor C., Ricci R., Boj S., Causa G., Gli stucchi di palazzo Spinola-Pessagno a Genova. Un caso peculiare del rapporto fra stucco e ambiente. Analisi dei componenti e dei processi di trasformazione, in Lo Stucco. Cultura, Tecnologia, Conoscenza, Atti del Convegno di Studi Bressanone 10-13 luglio 2001, a cura di Biscontin G., Driussi G., pp. 483-493
  • Pesenti F.R., Gli affreschi della Villa delle Peschiere a Genova: una traccia per l’evoluzione dei ‘nuovi modi di ornamenti’ di G.B. Castello, il Bergamasco, in Arslan Y., Una scuola di Storia dell’Arte, Venezia 1985, p. 145
  • Poleggi E. (a cura di), Guide di Architettura. Genova, Chieri (To) 1998, p. 62
  • Poleggi E. (a cura di), Una reggia repubblicana. Atlante dei palazzi di Genova 1576-1664, Torino 1998, p. 192
  • Poleggi E. e F. (a cura di), Descrizione della città di Genova da un anonimo del 1818, Genova 1974, p. 215
  • Poleggi E., Genova una civiltà di palazzi, Milano 2002, pp. 72-73
  • Poleggi E., Strada Nuova una lottizzazione del Cinquecento a Genova, Genova 1968, pp. 127-128, 132 nota 30, 174, 159 nota 10, 453
  • Pomella G. (a cura di) fotografie di Tambuscio P., Palazzi dei Rolli, Genova 2003, p. 19
  • Ratti C.G., Instruzione di quanto può vedersi di più bello in Genova in pittura, scultura ed architettura, Genova 1780, pp. 292-293
  • Ratti C.G., Istruzione di quanto può vedersi di più bello in Genova in pittura, scultura ed architettura, Genova 1766, p. 256
  • Rosso del Brenna G., Il ruolo di G.B. Castello il Bergamasco, in Galeazzo Alessi e l’architettura del Cinquecento, Atti del convegno, Genova 1975, p. 619
  • Rotondi P., Mostra di opere d’arte restaurate, Genova 1956, p. 40
  • Soprani R. – Ratti C.G., Vite de’ Pittori, Scultori et Architetti genovesi, di Raffaello Soprani patrizio genovese. In seconda edizione rivedute, accresciute ed arricchite di note da Carlo Giuseppe Ratti, Genova 1769 o 1768, p. 66 nota a
  • Soprani R., Le Vite de’ Pittori, Scultori et Architetti genovesi e de’ Forestieri che in Genova operarono con alcuni Ritratti de gli stessi, Genova 1674, p. 61
  • Suida R. – Suida Manning B., Luca Cambiaso. La vita e le opere, Milano 1958, p. 93
  • Torriti P., Tesori di Strada Nuova la Via Aurea dei genovesi, Genova 1970, p. 238