Chiesa e Convento di San Francesco da Paola, Santuario dei Marinai

Chiesa e Convento di San Francesco da Paola, Santuario dei Marinai

1494

Chiesa e Convento di San Francesco da Paola
Il Santuario di San Francesco da Paola custodisce un’importantissima tomba Spinola che si trova in cripta sotto l’altare maggiore. Essa conserva le spoglie di Veronica Spinola. 

Indirizzo
Salita San Francesco da Paola, 44 – Genova San Teodoro

Personaggi:
Veronica Spinola

ATTENZIONE

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La Scheda

Il Santuario di San Francesco da Paola custodisce un’importantissima tomba Spinola che si trova in cripta sotto l’altare maggiore. Essa conserva le spoglie di Veronica Spinola, Principessa di Molfetta, appartenente al ramo di San Luca, moglie dello zio Gio. Filippo Spinola,  il cui luogo di sepoltura, invece, è San Nicolò del Boschetto. Il matrimonio tra Veronica e Gio. Filippo prosegue la discendenza del ramo degli Spinola di San Pietro.

San Francesco da Paola, quindi, è da mettere in stretta relazione con l’abbazia del Boschetto perché in essa hanno trovato pace eterna i successivi Spinola discendenti da quelli tumulati in San Nicolò.

Qui trovano sepoltura: Veronica Spinola*(sopracitata), Principessa di Molfetta, morta il 14 febbraio 1688, all’età di 63 anni; Antonio Spinola, figlio di Francesco Maria Spinola, III Duca di S. Pietro, morto il 7 marzo 1693, di giorni 30; Veronica Spinola, figlia di  Francesco Maria Spinola, III Duca di S. Pietro, morta il 26 gennaio 1697, di anni 12; Isabella Spinola, Duchessa di S. Pietro in Galatina, morta il 4 ottobre 1700, all’età di 45 anni, figlia di Paolo Spinola, marchese di Los Balbases e prima moglie di Francesco Maria Spinola, III Duca di San Pietro; Giovanna Spinola, figlia di Francesco Maria Spinola, III Duca di S. Pietro, morta il 19 gennaio 1713, all’età di 28 anni; Luca Spinola, figlio di Gio Filippo Spinola, IV Duca di San Pietro, morto il 13 ottobre 1717; Isabella Maria Spinola, figlia dell’Ecc.mo Gio Filippo Spinola, IV Duca di San Pietro, morta il 3 novembre 1718 e Mons. Fr. Nicolò Antonio Spinola, figlio di Gio Filippo Spinola, IV Duca di San Pietro, Arcivescovo di Lepanto, morto il 28 gennaio 1801.

Ritratto di Veronica Spinola ed epigrafe commemorativa: il quadro è collocato in sacrestia, sopra la porta d’ingresso insieme con la targa commemorativa. Non è noto chi sia l’autore ma, la preziosa cornice che lo circonda è attribuita da G.V. Castelnovi allo scultore Gio. Andrea Torre. Il dipinto originale fu purtroppo distrutto da un incendio che colpì il locale in cui è custodito nel 1910 e fu sostituito da un’imitazione. Trascrizione dell’iscrizione della lapide commemorativa:

«A gloria dell’Altissimo | et ad honore del Gran Patriarca dei Minimi | l’effige | dell’ecc.ma sig.ra D. Veronica Spinola | Principessa di Molfetta | matrona | che su la base d’impareggiabile pietà e munificenza | stabilissi eterna vita | in cielo e nella memoria de gl’huomini | fondatrice | di questo convento di Gesù Maria | e generosa benefattrice | di Francesco Ravetta suo creato | il quale | in segno di ossequiosa e perpetua gratitudine | col consenso di questi RR. PP. | qui dedica. 1688 | 14 feb.»

Le foto sono pubblicate su gentile concessione Santuario dei Marinai, Basilica San Francesco da Paola

Dove

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Chiesa e Convento di San Francesco da Paola, Santuario dei Marinai

Il Santuario di San Francesco da Paola sorge su un colle, un tempo chiamato il “Caldetto”, situato nel quartiere di San Teodoro, a 132 metri s.l.m. La leggenda narra che Francesco da Paola di Calabria, facendo sosta a Genova nella primavera del 1483, durante il suo viaggio per la Francia, posò lo sguardo su quel colle che domina la città verso occidente, e profetizzò la costruzione di una chiesa dedicata a Gesù e Maria.

La Storia

Il primo edificio fu completato nel 1494 grazie all’intervento del nobile Ludovico Centurione che il 22 ottobre 1487, a nome e per conto di frate Francesco e dei suoi confratelli, comprò una casa in rovina e il bosco in prossimità del Caldetto; purtroppo per quel che riguarda la struttura primitiva si sa ben poco. Per tutto il Cinquecento, le notizie sono scarsissime e praticamente ridotte ad alcuni quadri. In seguito il Santuario fu rifabbricato in forme più grandiose tra la fine del secolo ed il principio del Seicento: la ricostruzione del presbiterio è tra questi interventi uno dei più significativi. Rimangono legati a questo luogo nomi di benefattori illustri: Andrea Doria, nel XVII secolo la nobildonna Veronica Spinola e nell’Ottocento il Marchese G.B. Lomellini. La Chiesa si arricchì d’importanti decorazioni e di preziose opere, eseguite da grandi artisti dell’epoca e nel secolo scorso, furono completati i bellissimi affreschi della volta centrale.

Nella seconda metà del Seicento la chiesa è sottoposta ad un importante intervento: la ricostruzione del presbiterio e del coro absidato. Ciò avvenne negli anni 1669-70 per conto della principessa Veronica Spinola e del figlio Francesco Maria. La nobildonna Spinola contemporaneamente provvedeva sia all’arredamento del nuovo coro con stalli in noce, sia alla sistemazione definitiva della strada che da Fassolo saliva al Santuario, tracciata dai Padri nel 1634. Nel coro rinnovato dovevano essere particolarmente importanti le due tribune laterali, capolavoro di Gio. Andrea Torre, andate poi perse verosimilmente al tempo delle soppressioni. Durante i lavori del 1669-70, Veronica Spinola promosse anche la costruzione, sotto all’altare maggiore, di una tomba in cripta per la famiglia e fece sistemare quello che ancora oggi viene chiamato Palazzetto Spinola, ossia, un appartamento che si estende sopra le ultime cappelle laterali di destra, con accesso diretto dal coro. Dalle sue stanze si può, ancora oggi, apprezzare un incantevole paesaggio sull’arco portuale genovese e qui la principessa Spinola decise di trascorrere gli ultimi anni di vita, in ritiro dalla mondanità. La nobildonna poteva anche assistere in modo riservato alle celebrazioni liturgiche attraverso una grata posta nella Cappella del Santo (l’ultima di destra, a fianco del presbiterio). Quest’ultima, infatti, fu di giuspatronato Spinola. In memoria delle plurime opere di benefattrice, sono collocati, nella sacrestia, un quadro che la rappresenta ed una targa commemorativa.

Il Santuario subì gravi danni durante i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale; terminato il conflitto iniziò una lenta e soddisfacente opera di restauro conclusasi nel 1970.

Decorazione

Descrione
Il complesso, composto dalla chiesa e dal convento dei Padri Minimi, è preceduto da un ampio sagrato alberato, che offre una veduta panoramica sul centro storico e sul bacino del porto vecchio. L’edificio è imponente e le pareti perimetrali, completamente spoglie, non fanno presagire la ricchezza di marmi policromi e di opere che decorano l’interno. La chiesa non ha facciata a vista e tutti i muri perimetrali si presentano spogli: vi si accede dal sagrato attraverso un breve corridoio e un luminoso atrio vetrato nel quale sono raccolti i numerosi ex-voto offerti nel corso dei secoli dai naviganti al loro santo patrono. La pianta del Santuario è a tre navate separate da pilastri. Le navate laterali sono suddivise in celle a pianta quadrata occupate da sei cappelle per lato, mentre, una è lasciata libera per il passaggio: a destra, vi è l’entrata laterale alla chiesa dal cortile; a sinistra, l’ingresso all’attiguo chiostro del convento. La navata centrale, coperta da un’unica volta a botte, è grandiosa ma allo stesso tempo semplice per via dei pilastri quadrati (anche prescindendo dalla decorazione della volta), come del resto si addiceva ad una chiesa suburbana situata tra ville e orti. L’andamento delle navate laterali è, al contrario, più vivace e movimentato: ogni singola cella è caratterizzata da cupolette emisferiche di copertura e, la maggior parte di esse, è separata da balaustre marmoree che ritmano e scandiscono lo spazio, inoltre, le ultime due cappelle verso l’altare sono asservite al presbiterio, quasi a farne parte integrante.

Area presbiteriale, coro, tribune ed altare: con atto del not. Oberto Castiglione in data 11 luglio 1669 (Archivio di Stato, Genova), Gio Pietro Spinola (1616-1675), cognato e procuratore della principessa Veronica (assente), concorda con il maestro Luca Carlone di «fabricare un coro nuovo nel sito che è quello dove è al presente che si deve distruggere»; in particolare il preventivo allegato prevedeva: una volta a vela sul quadrato e nelle rotondità, lunette; un cornicione architravato lungo tutto il perimetro; otto capitelli corinzi; tre balconi; il trasporto dell’altare e cortine di marmo. Allegati al contratto, due disegni, la pianta e la sezione del nuovo corpo di fabbrica. Il risultato, invece, fu quello di conchiudere il presbiterio con un catino absidale interrotto da tre lunette con finestre ai lati; se ciò sia dipeso da un ripensamento in corso d’opera o da successive modificazioni, non è dato sapere. I lavori dovevano essere finiti entro il maggio del 1670. I disegni recano le firme di Pietro Antonio Corradi e di Luca Carlone; quest’ultimo sottoscrive anche il preventivo di spesa e l’impegno: onde pare evidente che il primo, noto architetto, sia stato autore o supervisore del progetto, il secondo l’impresario costruttore. L’arredamento del nuovo coro con stalli in noce è opera di Andrea Labati di Marsiglia su disegno del P. Leonardo De Ferrari. Le due tribune laterali, invece, erano state commissionate a Gio. Andrea Torre (c. 1655-1705), scultore in legno così poco noto oggi quanto lo fu invece al suo tempo. Con la loro perdita (avvenuta verosimilmente poco più di un secolo dopo, al tempo delle soppressioni), si è perso un eccellente esempio dello stile del momento. L’altare, al quale lavorò Giacomo Antonio Ponzanelli (1689), è sormontato da due putti in marmo che probabilmente dovevano sostenere una croce. La decorazione del pavimento dell’altare sembra essere strettamente legata ad esso per la simile policromia dei marmi; proprio davanti a questo si trova, a pavimento, un bellissimo stemma bipartito che rappresenta per metà quello Spinola e per l’altra, quello Lercari, infatti, come noto  Veronica Spinola discendeva da questi due casati nobiliari.

Cappella del Santo: In un documento senza data (ma prossimo al 1755) risulta che i Padri chiedono e ottengono l’autorizzazione a decorare di marmi la cappella da G.B. Spinola, successore di Diana Spinola, che con testamento del 1573 ne aveva acquisito il patronato; sulla parete destra della cappella l’iscrizione: «D. D. Dianae Spinulae piis manibus perenne doloris monumentum». La datazione al 1755 di questi lavori si desume da decreto del Capitolo Definitorio celebrato in questo convento conservato nell’archivio provinciale presso il convento stesso. A realizzare questa preziosa cappella fu il maggiore scultore della città e del dominio della repubblica, Francesco Schiaffino (1689-1763). Essa si presenta interamente ornata di marmi e sculture; la movimentatissima struttura dell’altare s’innalza in un continuo crescendo dalla base della mensa, al gruppo d’angeli, ai pilastri ed alle colonne tortili appoggiate su volute marmoree aggettanti dalla parete absidale e concluse da una trabeazione spezzata in un alternarsi di angoli vivi e superfici arcuate. In una cornice marmorea, tra le due colonne, è incastonata la tela raffigurante San Francesco da Paola, riferibile a scuola genovese della fine del XVI secolo, mentre, a corona dell’intera “macchina scenica” dell’altare, un fastigio marmoreo racchiude un ovale con la SS. Trinità (secolo XVIII). Non solo l’altare ma l’intera cappella è un trionfo di grazia decorativa settecentesca, dal pavimento alle pareti coperte di marmi policromi: dai broccatelli ai verdi ai gialli ai rossi attorno ai quali modanature di marmo bianco compongono piacevoli ornamentazioni. Infine, tra prospettive architettoniche dipinte, un affresco del Palmieri (1674-1740), raffigurante la Gloria di San Francesco da Paola, orna la volta della cappella.

 

 

Bibliografia

  • P. Luigi Pancrazi, G.V. Castelnovi, La Basilica di S. Francesco da Paola in Genova, Santuario dei Marinai, Edizione a cura dei Padri Minimi del Santuario, F.lli Pagano, Genova 1971
  • Lauro Magnani (a cura di), Santuario di San Francesco da Paola (Santuario dei Marinai), Guide di Genova n. 20, Sagep Editrice, Genova 1976
  • P. Santo Mortola, Il Santuario di S. Francesco da Paola in Genova, Tip. della Gioventù, Genova 1913
  • F. Alizeri, Guida artistica per la città di Genova, Tip. G. Grondona, Genova 1846-47
  • F. Alizeri, Guida illustrativa del cittadino e del forestiero per la città di Genova e sue adiacenze, Tip. L. Sambolino, Genova 1875
  • E. e F. Poleggi (a cura di), Descrizione della città di Genova da un anonimo del 1818, Sagep Editrice, Genova 1969
  • Altre fonti:
  • http://it.wikipedia.org/wiki/Santuario_di_San_Francesco_da_Paola_(Genova)
  • http://www.stoarte.unige.it/gewiki/index.php/Santuario_di_San_Francesco_da_Paola