Chiesa di Sant’Anna e Cappelle Spinola

Chiesa di Sant'Anna e Cappelle Spinola

1584

Frati Carmelitani Scalzi
Indirizzo
Chiesa e Convento di Sant’Anna, Piazza Sant’Anna – Genova Castelletto

ATTENZIONE

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La Scheda

La Chiesa di Sant’Anna fa parte del più ampio complesso dei Carmelitani ed ospita due cappelle Spinola: di Sant’Andrea e della Madonna del Carmine. Quest’ultima fu commissionata da Claudio Spinola intorno al 1618 ed ultimata nel 1654. Grazie a recenti studi è stato possibile identificare l’appartenenza di questo personaggio al ramo degli Spinola di San Luca, Signori di Cassano.
Si ringrazia il Convento di Sant’Anna dei Frati carmelitani Scalzi per la gentile collaborazione.

  • In origine l’impianto della chiesa di Sant’Anna rispondeva a semplici linee progettuali: a navata unica, coperta da struttura lignea con altari addossati alle pareti laterali e profondo presbiterio con abside piatto.
  • Intorno al 1650 si arricchì delle sei cappelle laterali e, in sostituzione della precedente struttura lignea, fu costruita la volta a botte che ancora oggi si vede.
  • Delle varie trasformazioni e sovrapposizioni decorative si ricordano le due più importanti: gli interventi dai primi decenni e alla metà del XVII secolo che modificarono i prospetti degli altari delle cappelle laterali in particolare, della cappella gentilizia Spinola dedicata alla Madonna del Carmine insieme con la commissione di alcune notevoli tele e quelli della prima metà del XVIII secolo protratti fino al 1770 circa che consistettero nel rifacimento del presbiterio, dell’altare maggiore e, in un secondo momento, della decorazione della Cappella di San Giuseppe
  • Tra il 1912 e il 1952 si pone la ridipintura della navata e del presbiterio sopra a precedenti decorazioni
  • Esternamente la chiesa conserva l’aspetto originario della costruzione cinque-seicentesca, con la liscia facciata verticale e il particolare tetto a capanna con spioventi a pendenza accentuata, campanile e cupole che segnano le due cappelle laterali maggiori, una delle quali corrisponde, appunto, alla cappella Spinola del Carmine
  • Il fronte principale si presenta oggi privo di decorazione ma ancora ai primi del novecento vi erano vivaci dipinture a fresco. Si mantiene sopra il portale d’ingresso un bassorilievo in marmo raffigurante la Sacra Famiglia, databile ai primi del XVI secolo.

Dove

Dove

Chiesa di Sant'Anna e Cappelle Spinola

Piazza Sant’Anna
Genova

La Storia

  • A Genova il culto di Sant’Anna si mostra già stabilito, con felice primato su molte città d’Italia, nel 1263
  • E’ proprio a questa data che si ha una testimonianza scritta dell’esistenza di una cappella dedicata alla Santa posta in località Bachernia del monte Peraldo
  • La cappella insieme con un orto e un’abitazione furono acquistati da P. Nicolò Doria (1539-1594). Egli, dopo aver condotto vita dissipata nel mondo, si convertì a 38 anni, vestì l’abito carmelitano avendo la guida spirituale di Teresa D’Avila ed importò nella città direttamente dalla Spagna la riforma carmelitana. E’ facile intuire la ragione di questo felice innesto in terra ligure considerati gli stretti rapporti commerciali esistenti tra la nobile famiglia genovese filospagnola ed il paese iberico
  • L’autorizzazione ecclesiastica all’acquisto era stata data dal vicario generale Clemente Polito a nome dell’Arcivescovo Cipriano Pallavicini
  • La data di fondazione della nuova chiesa sempre dedicata a Sant’Anna insieme con l’annesso convento è fissata al 1° dicembre 1584, acquisendo così il titolo di primo convento eretto dai Carmelitani Scalzi fuori Spagna e nel 1586 fu inaugurata benché l’autorizzazione ufficiale alla demolizione dell’antica chiesetta arrivò solo nel 1589 da mons. Nicolò Tuccio
  • I Carmelitani scalzi aprirono altri due conventi nella città: quello di Santa Maria della Sanità e quello di San Carlo in via Balbi. Molti membri delle principali famiglie genovesi: Spinola, Durazzo, Rivarola, Pallavicini, Doria, Giustiniani, Costaguta entrarono nell’ordine. Fra i suoi benefattori e amici si conta il famoso capitano Ambrogio Spinola
  • Sono due le cappelle gentilizie Spinola all’interno della chiesa: la cappella di Sant’Andrea, la prima a destra dell’ingresso e la cappella della Madonna del Carmine, terza a sinistra vicino all’area presbiteriale. Quest’ultima è assai più importante sia sotto il profilo artistico sia storico, infatti le lapidi sepolcrali testimoniano gli Spinola ivi presenti
  • Nel 1618 Claudio Spinola s’impegnò a rimborsare ai padri carmelitani la somma di 3700 lire previste per la costruzione della cappella del Carmine. Essa doveva uniformarsi alla struttura di quella di fronte, detta del Crocifisso, patronato Doria, e presentare una cripta accessibile tramite scaletta con un piccolo altare. Nel 1620 la prima fase costruttiva è terminata ed i padri ne danno notizia allo Spinola, seguiranno altre fasi che porteranno la cappella al magnifico aspetto attuale (vedi “Decorazione”)
  • Nel 1621 vi fu trasportato il corpo di Pirro, fratello di Claudio, prefetto di Genova della flotta spagnola, morto a Napoli nel 1620
  • Nel 1622 è la volta di Nicola, un altro fratello
  • Nel 1647 muore a Roma il ventitreenne Lazzaro, figlio di Claudio, abate di Cremona, le sue ceneri verranno traslate qui in epoca imprecisata
  • Nel 1654 vi viene sepolta Maria Aste, moglie di Claudio e questo evento coincide probabilmente con il termine dei lavori della cappella
  • Ritornando alla generale storia della chiesa, nel 1810 subì la soppressione decretata dal governo napoleonico e nel 1866 quella decretata dal governo italiano ma fortunatamente il complesso poi tornò all’Ordine carmelitano e questa continuità è testimoniata anche dall’omogeneità artistica dei temi trattati nella chiesa
  • Un cenno a parte merita la grande struttura del convento. Esso presenta un impianto articolato in più corpi con spazi chiusi (libreria, coretto interno) e aperti (chiostro e cortile). Questa struttura è frutto certo di diversi ampliamenti tra XVI e XIX secolo.

Decorazione

Cappella della Madonna del Carmine: le fasi costruttive di questo piccolo scrigno d’arte e scultura sono protratte nel tempo e vanno dal 1618 fino al 1654 e seguono le vicende della stessa famiglia committente. Nel 1618 Claudio Spinola diede inizio alla sua costruzione e nel 1620 si giunge alla fine di questi lavori. All’epoca doveva apparire ancora spoglia di tutto l’apparato decorativo che oggi si vede, essa era costituita dall’essenziale per essere funzionale alla sua destinazione funeraria ossia, presentava una cripta accessibile tramite scaletta con un piccolo altare. Tra il 1621 ed il 1647 diventa il sepolcro di tre familiari: due fratelli e un figlio di Claudio. Si deduce facilmente che il committente non si sia accontentato del modesto sepolcro già costruito per i suoi cari ma abbia voluto farne un vero gioiello. In un documento del 30 marzo 1651 Francesco Falcone “lapicida” e Pietro Bianco, fideiussore Gio Giacomo Porta, s’impegnano a fornire a Claudio Spinola “quindici pilastri di marmo e mischio con loro finimenti”. La destinazione non è specificata ma deve trattarsi proprio delle lesene a righe che movimento la cappella. Nel 1654 muore Maria Aste, moglie di Claudio e questo evento coincide probabilmente con il termine dei lavori, infatti l’epigrafe che circonda la lapide con lo stemma di famiglia al centro del pavimento porta questa data.
La decorazione parte dal pavimento dove le lastre sepolcrali di forma circolare sono parte integrante del paramento in quanto disposte secondo un disegno che si assimila con il resto della pavimentazione e che inoltre trova corrispondenza con la soprastante volta cupolata. La parete di fondo è completamente occupata dalla struttura dell’altare che si pone all’interno di uno dei quattro archi che sorreggono la cupola. Esso si presenta incorniciato all’esterno da lesene marmoree a righe bianche e nere, motivo che troviamo ripetuto anche nelle colonne laterali dell’altare. Queste, completate da capitelli corinzi, sorreggono un timpano spezzato al centro del quale è posto un angelo con cartiglio, affiancato da entrambe i lati da altri due angioletti sempre con cartiglio. La trabeazione, il bordo che incornicia la statua centrale della Vergine e l’altare sono tutti a intarsi policromi che si sposano con il bianco e nero, motivo dominante della cappella. La mensa dell’altare è sorretta da due angeli inginocchiati scolpiti a tutto tondo e al centro è collocata la stuta della Madonna del Carmine di Tommaso Orsolino. Le due pareti laterali sono anch’esse rifinite con lesene bianche e nere ed al centro presentano ciascuna un reliquiario, a destra, dedicato a San Ciriaco martire mentre, a sinistra, a San Onorio. In alto, nelle lunette sono collocate due tele semicircolari raffiguranti, a destra, San Simone Stock che riceve lo scapolare dalla Vergine e, a sinistra, l’apparizione della Vergine a Papa Giovanni XXII affinché promulghi il privilegio sabatino, datate al 1660 circa, opere del pittore genovese Anton Maria Vassallo (1620?-1664?), seguace del fiammingo Vincenzo Malò. Lo sguardo è spinto verso l’alto dalla luce che piove della lanterna ottagonale della cupola arricchita da un’abbondante decorazione a stucco con quattro angeli a figura intera nei pennacchi.

Cappella di Sant’Andrea: precedentemente dedicata a Sant’Elia, era patronato Spinola, in particolare è legata al nome di Silvio Spinola. Composta nell’odierna forma verso il 1612, ha un bell’altare barocco, datato 1616 circa, con eleganti colonne in alabastro e con il paliotto della mensa riccamente decorato di marmi intarsiati. Reca come pala una tela di Domenico Fiasella, detto il Sarzana (1589-1669), con Sant’Andrea che si avvia al martirio, una delle opere pittoriche di maggior importanza della chiesa. Sulle pareti laterali, due quadri: a destra, Giuditta e Oloferne, del 1617 circa, attribuito al Fiasella; a sinistra, la Sacra Famiglia con San Giovannino, Santa Maria Maddalena e Santa Teresa di Gesù, secolo XVII o, se di Agostino Ratti (1699-1775), secolo XVIII. La volta è stata affrescata nel XVIII secolo.

Bibliografia

  • Giuseppe Marcenaro, Francesco Repetto, Dizionario delle Chiese di Genova, vol. I, Edizioni Tolozzi, Genova 1974
  • Lauro Magnani (a cura di), Chiesa di Sant’Anna, Guide di Genova, n.90, Sagep, Genova 1979
  • AA.VV., Chiese di Genova, n. 8, Sagep, Genova 1986
  • Elena Parma Armani, Maria Clelia Galassi, Artisti e artigiani del marmo dal Cinquecento al Seicento, in AA.VV., La scultura a Genova e in Liguria dal Seicento al primo Novecento, Vol. II, pp. 43-45, Genova 1988