Ambrogio Spinola

Ambrogio Spinola

Anno di nascita: 1569
Anno di morte: 1630

Ambrogio Spinola fu I Marchese di Los Balbases, Marchese di Sesto e di Venafro, Duca di San Severino, Signore di Casalnoceto, Generale dell’Armata spagnola nelle Fiandre, Governatore di Milano, Cavaliere dell’Ordine del Toson D’Oro.

La Scheda

Ambrogio Spinola nacque a Genova nel 1569, figlio di Filippo Spinola di San Luca fu Ambrogio, Marchese di Sesto e di Venafro, Signore di Casalnoceto, e di Polissena Grimaldi figlia di Nicolò, Principe di Salerno.
Fu I Marchese di Los Balbases, Marchese di Sesto e di Venafro, Duca di San Severino, Signore di Casalnoceto, Generale dell’Armata spagnola nelle Fiandre, Governatore di Milano, Cavaliere dell’Ordine del Toson D’Oro.

Il marchese Filippo morì nella villa di Terralba nel febbraio del 1584, lasciando eredi i figli Ambrogio e Federico, Lelia, Maria, Placidia, Maddalena. La madre Polissena fu essenziale nell’educazione della prole e soprattutto nell’orientamento delle carriere dei due maschi…Aveva Polissena sortiti dalla natura spiriti grandi e come che era nata fra le grandezze ed il comando in una casa conspicua, e con non minor splendidezza era stata trattata dal marito, aveva da ambi appresi tratti e sentimenti nobilissimi, che la facevano superiore al sesso stesso, con un certo genio misto di pietà e di spirito virile
Polissena fece dunque istruire i due ragazzi nella scherma, nell’equitazione e negli esercizi cavallereschi, insistendo sulla storia e sulla matematica per Ambrogio, che prediligeva quelle materie, e sulla scienza per Federico il quale, pur inclinato alla disciplina militare, era destinato, pare sempre per volere materno, alla carriera ecclesiastica. Per questa ragione egli fu inviato a studiare legge presso l’Università di Salamanca, mentre Ambrogio restò a Genova continuando a prepararsi in matematica e restando alieno a ogni tipo di «divertimenti pericolosi». Tuttavia Federico rientrò presto in Liguria e, formatosi con il fratello, a diciannove anni si recò a combattere nelle Fiandre agli ordini di Alessandro Farnese (interamente tratto da https://www.treccani.it/enciclopedia/polissena-spinola_%28Dizionario-Biografico%29/).

La professione delle armi era già stata scelta dal fratello Federico e Ambrogio rimase inizialmente nella prospettiva di rappresentare il capo del casato. Nel 1587 Ambrogio Spinola sposò Giovanna Pallavicino Basadonne. Il 2 giugno di quell’anno, Giovanna, con il consiglio dell’ava paterna Bartolomea, della madre Pellina Doria e dei magnifici Stefano Lomellini fu Agostino, Stefano De Franchi fu Nicolò, Stefano Giustiniani fu Paolo e Nicolò Invrea di Francesco, suoi tutori e curatori pro tempore, cedeva l’intero patrimonio ereditato dall’avo Giacomo Pallavicino Basadonne al futuro sposo per propria dote. A sua volta Ambrogio, il quale agiva col consiglio della madre, Polissena, e dei magnifici Giorgio Doria fu Melchione e Giorgio Spinola fu Luciano, garantiva la conservazione della dote con tutto il proprio patrimonio, compresi i beni feudali, ereditato dal padre, donandole anche altre 100 lire per antefatto. Le nozze tra Giovanna e il marchese Ambrogio ebbero molta risonanza in città, soprattutto per l’entità della dote della sposa. Dalle annotazioni di Giulio Pallavicino Si è alla fine concluso il parentado tante volte detto della figlia di Giacomo Basiadonne col marchese Ambrosio Spinola quondam Filipo, con 95 millia scutti di dotte. Il successivo 29 novembre scrisse Il marchese Ambrogio Spinola quondam Filippi ha preso per moglie la figlia di Gio. Basadonne marchese di Galara con 90 milli scutti di dotte, la miglior dote che si sia mai datta a erede.
(http://www.archivi.beniculturali.it/archivi_old/sage/testi/basadonne.pdf
a cura di Andrea Lercari).
Dopo il matrimonio intervenne decisamente nella vita politica cittadina, costituendo una fazione contrapposta a quella di Giovanni Andrea Doria (1539-1606). Nel 1597 raggiunse un risultato di spicco, riuscendo a far eleggere doge Lazzaro Grimaldi Cebà (1520-1599, Doge nel biennio 1597-1599) e battendo il candidato della parte opposta, Agostino Doria (1540-1607, Doge nel biennio 1601-1603).
Negli ultimi anni del secolo XVI, Ambrogio si preparava a trasferirsi con le sue truppe in Fiandra. Numerosi sono gli atti notarili che da una parte ratificano accordi con marinai assoldati nei borghi delle riviere e dall’altra riguardano commissioni di imbarcazioni destinate ad ingrossare la flotta spagnola, forse solo con funzione di appoggio logistico.  Rari e saltuari erano i soggiorni a Genova di un uomo in perenne spostamento fra la Spagna e il nord Europa e che in città possedeva l’avito palazzo sulla Ripa, una residenza inadeguata alla sua ambizione. Il fatto che la casa nella contrada di San Luca gli stesse stretta è confermato dal tentativo, fallito, di acquistare nel 1596 la principesca dimora già di Nicolò Grimaldi in Strada Nuova, attuale Municipio di Genova. Attraverso questa operazione, incentrata su un palazzo, Ambrogio tentava di contrastare il crescente potere in città del suo antagonista, il principe Giovanni Andrea Doria, il quale riuscì a impossessarsi della proprietà nonostante le opposizioni di Ambrogio che reclamava una prelazione in quanto nipote del costruttore dell’edificio. (Liberamente tratto da “Palazzo Doria Spinola. Architettura ed arredi di una dimora aristocratica genovese, da un inventario del 1727” a cura di Roberto Santamaria, 2011 Recco (GE), Le Mani Editore, capitolo II “Gli Spinola Duchi di San Pietro” a cura di Andrea Lercari).
Accelerò quindi la sua decisione di passare alla carriera militare.
Prese in locazione per un periodo il Palazzo dell’Acquasola, ancora di proprietà di Antonio Doria, il quale, probabilmente su intervento dello stesso Spinola, uomo molto influente in città, nel 1626 decise di vendere a Giovanni Battista Spinola, cognato di Ambrogio per averne sposato la sorella Maria, e I Duca di San Pietro in Galatina.
Tornò un’ultima volta a Genova nel 1628 per raggiungere Milano dove, dal 1629, assunse la carica di Governatore.

Da una citazione di Josè Louis Colomer : …dei suoi numerosi successi parlano ampiamente le cronache dell’epoca e i repertori di uomini illustri …ma forse più della parola scritta sono le immagini a darci un’idea più appropriata della ripercussione che ebbero a quel tempo le campagne di Ambrogio Spinola e della statura mitica che egli raggiunse ancora in vita. Infatti non solo la propaganda politica diffuse numerose incisioni che pubblicizzavano le sue vittorie ma la sua propria effigie e i momenti più significativi della sua vita furono immortalati dai migliori artisti del tempo. E’ insolito che in un’epoca di mecenati e grandi collezionisti un personaggio che non era un monarca e di cui non si riconosce una grande passione per la pittura, fosse ritratto dal Rubens, Van Dyck e Velazquez…

Dall’epistolario di Pieter Paul Rubens, il maestro fiammingo lo definisce senza gusto per la pittura e non ne capisce di più di uno qualunque che passi per strada ma dimostra per lui grande stima ed ammirazione è l’uomo più prudente e sagace che abbia conosciuto, cauto in tutti i suoi progetti, non molto comunicativo, ma più per paura di parlare troppo che per mancanza di eloquenza o di ingegno. Non parlo del suo valore, poiché è ben noto a tutti, e dirò solo che contrariamente alla mia prima impressione (inizialmente diffidavo di lui, in quanto italiano e genovese) l’ho trovato sempre di parola e onesto e meritevole della fiducia più assoluta. A due anni dalla morte dello Spinola egli scrive ho perso uno dei migliori amici e protettori che avevo al mondo.
(
interamente tratto da Ambrogio Spinola: la fortuna iconografica di un genovese del Seicento di José Louis Colomer in Genova e la Spagna, a cura di Piero Boccardo e Clario di Fabio,  2002 Cinisello Balsamo Silvana editoriale).

Egli morì nel 1630 nei pressi di Castelnuovo Scrivia, fu sepolto nella cripta della chiesa di Santa Maria in Rosano, feudo di Ambrogio, Signore di Casalnoceto.

Le sue gesta vennero ricordate con quelle del fratello negli affreschi della Galleria del Palazzo dell’Acquasola dei Duchi di San Pietro (oggi Palazzo Doria Spinola o di Massimiliano Spinola) e negli affreschi della Villa Spinola di San Pietro, fatti realizzare dalla sorella Maria, Duchessa di San Pietro, in loro ricordo e onore.

 

Genealogia

Ambrogio Spinola (1569-1630) figlio di Filippo Spinola (1536-1584), Marchese di Sesto e di Venafro, Signore di Casalnoceto, di Ambrogio e Polissena Grimaldi (1540-?), figlia di Nicolò Grimaldi, Signore di Salerno e di Eboli, e di Giulia Cybo dei Principi di Massa.
Fratelli e sorelle: Federico Spinola (1571-1603), Signore di Casalnoceto, Ammiraglio al servizio dell’Armata spagnola nelle Fiandre; Maria Spinola (?-1642), sposò Giovanni Battista Spinola, I Duca di San Pietro; Placidia Spinola  nel 1598 sposò Don Federico Landi, Principe del Sacro Romano Impero e di Val di Taro, Marchese di Bardi, Conte di Compiano, Barone, e Signore di Turbigio; Maddalena Spinola (1570-1634), sposò Michele Imperiale (1565- 1616); Lelia Spinola, sposò nel 1585 Gian Francesco Grimaldi Oliva (?-1594), 2° Duca di Terranova, 2° Signore di Gerace, Gioia e 3° Signore di Monte Sant’ Angelo.

Matrimonio
Ambrogio Spinola sposò nel 1592 Giovanna Basadonne dei Conti di Gallarate, figlia di Giovanni Antonio Basadonne di Giacomo e Pellina Doria, figlia di Tommaso Doria di Paolo e Geronima Doria, sorella di Giannettino (?-1547), nipote del Principe Andrea Doria (1466-1560).
Figli
Filippo Spinola (1594-1659), II marchese di Los Balbases, Grande di Spagna, sposò Geronima Doria; Agostino Spinola (1597-1649), Cardinale di Santa Romana Chiesa; Maria Spinola(?), religiosa; Polissena Spinola (?-1639), che sposò Diego Felipez de Guzman (1580-1655), Grande di Spagna, Visconte di Butarque e primo marchese di Leganés.

Repertori

castello-spinola-sesto-campano-da-www.icastelli.it_

Castello Spinola di Sesto Campano, Isernia

1064
particolare Spinola Hours per sito

Libro delle Ore Spinola

1520
Architettura-Palazzo-Massimo-Spinola-01

Palazzo Massimiliano Spinola

1543
VSSP copertina

Villa Spinola di San Pietro

1582
per-sito-G.-Maroni-per-Amb.Spinola-Il-Fior-novellomusica-a-cinque-vocilibro-primo

Canto “Il Fior novello, musica a cinque voci, libro primo"

1596
DSCF1831

Palazzo di Ambrogio Spinola

1599