Denominazione Spinola:
Palazzo di Massimiliano Spinola
Nome attuale:
Palazzo Doria Spinola, Prefettura, Amministrazione Provinciale
Attuale/i proprietario/i:
Prefettura, Provincia di Genova
Stato di conservazione:
ottimo
Anni di costruzione:
dal 1541 al 1543
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Più che mai i rilievi del libro del Rubens sono necessari a ricostruire la volumetria e la successione degli spazi come furono progettate e realizzate nel palazzo di Antonio Doria. Del resto sottraendo mentalmente il piano sopraelevato e l’alto zoccolo sulla sede stradale, inserito nel secolo scorso, appare chiaro anche oggi che questo edificio, lontano dal fitto insediamento del centro storico, sfruttava tutta la ricchezza di spazi che offriva l’ambiente con una volumetria piana, di tipo lombardo.
La successione atrio-cortile obbedisce ad uno schema tradizionale, se si pensa che il dislivello fra l’uno e l’altro era di pochi gradini, e l’ampiezza del cortile era in rapporto diretto con una maggiore disponibilità di spazi e la necessità di aderire alle esigenze di prestigio di un tanto committente. L’inserimento dello scalone sul primo angolo a sinistra del loggiato inferiore, senza ricerca di centalità né di simmetria, non presenta alcuna novità che non sia l’ampiezza della scala stessa. Anche la distribuzione dei locali di rappresentanza, (..) obbedisce più ad un criterio di utilizzazione personale che ad un progetto colto, rispettoso della centralità. Il salone maggiore corrisponde infatti solo a tre degli assi di finestre centrali ed è nettamente spostato sulla sinistra (..), mentre l’altro asse da luce ad una sala contigua, anch’essa di rappresentanza ma di minori proporzioni. Il Bergamasco si firma nella versione personalissima delle crociere stellate (..); nel disegno di elegante geometria che incornicia gli archi (..); nel cartiglio con le maschere femminili di classica e sensuale bellezza apposto come un sigillo sul colmo degli archi; nei telamoni (..). E ancora prolunga l’asse atrio-cortile-giardino posteriore fino al ninfeo ora scomparso riprodotto nella pianta del Rubens e ancora in quella di primo ottocento del Gauthier.
La situazione dopo gli interventi degli Spinola è testimoniata appunto nella pianta del Gauthier dove sul lato occidentale del palazzo appaiono aggiunti dei locali adibiti a scuderia e deposito di carrozze e a cui si accedeva direttamente dal cortile posteriore. La pianta del Gauthier accenna, senza completarla, all’ala orientale aggiunta dagli Spinola e poi sacrificata alla realizzazione del tracciato di via Roma. Questo corpo di fabbrica è invece riprodotto con precisione nell’acquarello di D. Cambiaso intorno al 1850. L’abbassamento nel piano del vestibolo imposto dal nuovo livello stradale richiedeva una scala per superare il dislivello atrio-cortile con una bella soluzione di raccordo che però non è contemporanea al palazzo, mentre l’innalzamento di un piano ne aveva già profondamente modificato il volume. Gli Spinola di Lerma succeduti a quelli di San Pietro nella proprietà del palazzo, (..), lo arricchirono (di un teatro, con nome modesto di Sala Sivori). Questo teatrino, (..), appare ancora perfettamente conservato in una planimetria del palazzo di proprietà della Provincia datata 1925. Era situato al piano terra lungo tutto il fianco occidentale del palazzo fin sotto la seconda rampa dello scalone, con un ingresso ad uso domestico dal cortile ed uno pubblico dall’area della demolita Chiesa di S. Caterina.
(Testo tratto da Caraceni F. (a cura di), Palazzo Doria-Spinola (Prefettura), in Guide di Genova, n. 12, Genova 1976, pp. 8-12).
Palazzo Doria Spinola, Prefettura, Amministrazione Provinciale
Largo Eros Lanfranco, 1 – Genova
Visibilità
in esterno mentre, l’interno è visitabile nelle parti comuni (atrio, cortile e loggiato superiore)
Antonio Doria (Genova 1495 ca.-1577?) acquisisce a partire dal febbraio del 1541 diverse proprietà nell’area tra il bastione di San Giovanni Battista e quello dell’Acquasola e vi edifica il suo nuovo palazzo, che da documenti risulta già concluso nel 1543 (Poleggi 1957, 102). Architetto fu, secondo la tradizione locale, il Montorsoli (Alizeri 1875, 234); Poleggi (1957, 108-109) avanza, sulla base di un documento, il nome di Bernardino Cantone da Cabio, presente a Genova dal 1531, architetto camerale dal 1546 al 1576. Secondo la Caraceni Poleggi (1976, 2), il palazzo sarebbe da attribuire, per motivi stilistici, a Giovan Battista Castello il Bergamasco. Premorti i figli di Antonio Doria, Lelio e Cesare, il palazzo passa a Giovanni Battista Doria. Nel 1624 risulta di proprietà degli Spinola di San Pietro, che modificano la facciata, già documentata dal rilievo del Rubens (..), con l’aggiunta dei balconi. Una galleria (demolita in occasione dell’apertura di via Roma) viene costruita, in direzione dell’Acquasola, a filo della facciata e decorata con le Gesta di Federico e Ambrogio Spinola (Alizeri 1875, 244). A questo momento risale anche la nuova decorazione di un salotto nell’angolo sud-est del piano nobile, opera dell’Ansaldo forse con interventi di Valerio Castello (Biavati 1974, 34-40). Nel 1793-1797 il palazzo fu elevato di un piano. Forse allo stesso momento risalivano le modifiche alla struttura di alcune delle volte con tamponamento delle lunette che ne hanno determinato la quasi totale perdita. Nel 1816-1817 fu abbassato il piano stradale; a questi anni risalgono probabilmente gli interventi decorativi di Filippo Alessio e di Michele Canzio. Nel 1876 il palazzo fu venduto dagli Spinola di Lerma al Comune di Genova e da questo, nel maggio del 1879, alla Provincia (Poleggi 1957, 102). Nel 1877, per l’apertura di via Roma, venne distrutta la galleria verso l’Acquasola e fu tagliato lo spigolo nord della facciata. Danneggiato nel 1942 (..).
(Testo tratto da Parma E. (a cura di), La pittura in Liguria: il Cinquecento, Genova 1999, p. 195).
Il palazzo fu inserito nel sistema dei Rolli: 1576 (I), 1588 (I), 1599 (I), 1614 (I) e 1664 (I).
Il palazzo presenta due fronti decorati, quello principale, prospiciente Largo Eros Lanfranco e quello su piazza Corvetto, entrambi opera di Lazzaro e Pantaleo Calvi che vi lavorarono negli anni 1543-44. Della decorazione originale poco rimane sia a causa del naturale degrado imposto dal tempo e dai diversi fattori ambientali sia, per i numerosi interventi che l’edificio, insieme ai prospetti, subì. Si rimanda al testo AA.VV., Genua Picta. Proposte per la scoperta e il recupero delle facciate dipinte, Genova 1982, pp. 161-167 e 256-258, per una dettagliata descrizione degli affreschi ivi rappresentati e per un’accurata analisi degli eventi storici che hanno mutato il loro aspetto fino a restituire l’attuale visione. Citando solo i dati essenziali, oggi, è ancora possibile ammirare, all’altezza del secondo piano (piano nobile) le Storie di Ansaldo Doria che occupano gli interassi tra le finestre. Queste presentano una cornice coronata da timpani centinati su cui poggiano figure semisdraiate contrapposte. Al si sopra, tra secondo e terzo piano, si interpone una cornice parzialmente interrotta dalle finestre ove è raffigurata una sequenza di corpi seminudi nelle più diverse posizioni, comunque tutti rappresentati seduti o rannicchiati a causa del poco spazio disponibile. E’ in questo fregio che si pone, centralmente, in asse con il portale d’ingresso, l’Arma araldica degli Spinola. Negli interassi delle finestre del terzo piano sono rappresentate Scene degli Spinola e sotto il cornicione, vi è un Fregio di putti. Questi ultimi interventi pittorici, ascrivibili alla famiglia Spinola, sono opera di Michele Zymer che li realizzò negli anni 1793-97. La facciata su piazza Corvetto prosegue, semplicemente, l’iconografia del fronte principale: stessa partizione architettonica, figure femminili sdraiate sui timpani delle finestre, scene storico-dinastiche negli interassi delle finestre del piano nobile e fregio di putti sotto il cornicione.
Piano terra: atrio, coperto da una volta a padiglione lunettata con, nell’ottagono centrale, la Vittoria di Antonio Doria nel Peloponneso, opera di Marco Antonio Calvi. Loggiato del cortile, decorato da Felice e/o Aurelio Calvi (?). Le pareti sono adornate con Sei guerrieri all’antica a monocromo, recentemente restaurati, mentre, le volte stellate ripetono alternativamente i soggetti nelle vele: Divinità marine si susseguono a Putti recanti armi e segni del comando. Ad est, si trova una sala con volta a padiglione lunettata, opera di Felice e/o Aurelio Calvi (?). Il quadro centrale, molto rovinato, rappresenta l’Intervento di Antonio Doria nella presa di Corone (1533).
Piano nobile: loggiato, anch’esso opera di Felice e/o Aurelio Calvi (?); alle pareti, Vedute di città, designate da cartigli che ne indicano il nome, alcune andarono distrutte a causa dell’apertura di porte che, in alcuni casi, vennero richiuse ripristinando così la precedente decorazione. Le sedici volte stellate sono decorate alternativamente con tre tipologie di soggetti: nelle vele Virtù o altre Figure allegoriche, in buona parte perdute. Allineate sul fronte principale, esposte a sud, si collocano tre sale ed il salone. La prima stanza, nell’angolo sud-ovest del palazzo, conserva della decorazione originale, l’ottagono centrale della volta, opera di Luca Cambiaso (?). Esso si compone di una fascia esterna a grottesche e di un’altra, successiva, con balaustra prospettica, infine, un medaglione circolare, bordato da cornice sempre a grottesche, raffigura Venere, Marte e Amore. Segue il salone, opera di Luca Cambiaso con interventi del padre Giovanni. L’esteso quadro centrale della volta a padiglione lunettata rappresenta Apollo che saetta i Greci dinanzi alle mura di Troia. Questo è bordato da una fascia a grottesche su fondo rosso mentre, nei pennacchi, sono Episodi delle Metamorfosi ovidiane. Procedendo, si trova l’altra sala con volta a padiglione lunettata decorata da Giovanni e Luca Cambiaso. Il quadro centrale rappresenta Ercole che saetta le Amazzoni. Segue l’ultima sala del fronte, nell’angolo sud-est, purtroppo, a causa dell’apertura di via Roma (1877), lo spigolo dell’edificio venne smussato, provocando anche il taglio della volta di questa stanza. Oggi, pertanto, il riquadro centrale risulta interrotto lungo la diagonale, esso raffigura l’Apoteosi di Antonio Doria, opera di Lazzaro Calvi. Ad est, una sala sempre di Lazzaro Calvi con, nel riquadro centrale, Apollo-Sole e Diana-Luna sui carri. A nord, un’altra sala con volta a padiglione decorata da Aurelio e/o Felice Calvi. Il quadro centrale raffigura Salomone e la regina di Saba, intorno, ovali con Eroine ed eroi biblici separati da una ricca ornamentazione a finto stucco su sfondo dorato.
(A cura di Silvia Melogno, cfr. Bibliografia).
AA.VV., Genua Picta. Proposte per la scoperta e il recupero delle facciate dipinte, Genova 1982, pp. 161-167 e 256-258 (testo indicato per un approfondimento circa gli affreschi sui prospetti dell’edificio)
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