Denominazione Spinola:
PALAZZO DI NICOLO’ E GIOVANNI BATTISTA SPINOLA
Nome attuale:
Palazzo Spinola – Faruggia
Attuale/i proprietario/i:
Privati
Stato di conservazione:
I brani di affreschi rimasti al di sotto del canale di gronda della facciata principale necessitano di intervento
Visibilità
esterna
Anni di costruzione:
L’aspetto attuale dell’edificio è frutto dell’intervento che si colloca tra il 1550 e i primi decenni del 1600
Architetto: sconosciuto
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(seconda metà XVI secolo)
«Le logge medievali testimoniano la struttura originaria di forse tre unità abitative, mentre la radicale ristrutturazione dell’edificio si deve far risalire al secolo XVI». (Citazione da AA.VV., Genua Picta. Proposte per la scoperta e il recupero delle facciate dipinte, Genova 1982, pp. 240). L’edificio risulta dunque dall’accorpamento di diverse unità abitative e non riesce a sviluppare, come accade invece per altri casi, un’armonica ricomposizione interna a causa della ridotta profondità delle preesistenti cellule. Gli appartamenti interni si presentano in un’infilata di camere e questo comporta un solo possibile percorso a vasi comunicanti, ossia, per raggiungere l’estremità di levante, si è costretti ad attraversare, una dopo l’altra, tutte le stanze. Questa limitazione nell’usufruire dello spazio interno, non impedisce i proprietari Spinola di dotare ugualmente l’edificio di ricche rifiniture: il sistema atrio-scala, gli affreschi della facciata ed il portale marmoreo che incornicia l’ingresso. Il vano delle scale si attesta a ponente, questo per sfruttare quanto più possibile l’unica dimensione, longitudinale, in cui l’edificio si sviluppa.
«Nell’Ottocento la dimora appartiene al senatore Agostino Maglione, membro dell’attiva borghesia illuminista, alla cui discendenza si devono gli interventi di ristrutturazione e la divisione in appartamenti che hanno alterato le vesti cinquecentesche e la logica distributiva verticale originaria. Unito nel dopoguerra a un retrostante edificio su piazza Pinelli, e passato in proprietà al Pio Lascito Picasso, è oggi in uno stato di trascuratezza in cui a fatica si leggono i fasti di un nobile passato» (Citazione da Poleggi E. (a cura di),Una reggia repubblicana. Atlante dei palazzi di Genova 1576-1664, Torino 1998, p. 83).
Il palazzo fu inserito nel sistema dei Rolli: 1588 (III) a nome Gio Batta Spinola q. Antonio e 1599 (III) a nome Antonio Spinola quondam Gio Batta
http://www.irolli.it/genova_unesco/palazzo/via_san_luca_14.html.
Via San Luca, 14
Genova
Il palazzo sorge su preesistenze medioevali dei Centurione e dei Gentile. Antonio Spinola le acquista nel 1515 ma sarà il primogenito Nicolò Spinola ad avviare una serie di interventi atti a conferire agli edifici una veste unica. Giovanni Battista Spinola, ambasciatore in Spagna e attivo promotore del rinnovamento di piazza Banchi, fratello di Nicolò, dopo la morte di quest’ultimo (1557), accetta di registrare l’edificio nei rolli di III classe infatti, compare a suo nome nel rollo del 1588. Si trova ancora in quello successivo, del 1599, a nome di Antonio Spinola quondam Giovanni Battista, morto nel 1591 e nel 1607 lo stesso Antonio, ultimo discendente diretto della famiglia Spinola che mantiene la proprietà dell’immobile, acquista l’attigua casa Compiano, concludendo definitivamente l’attuale assetto oblungo del fronte su via San Luca. Nel 1694 si esaurisce la linea Spinola che nell’arco di 179 anni ha dato vita ad un cambiamento radicale trasformando completamente l’antico assetto. Il nome Spinola, per altre vie, rimane ancora per qualche tempo legato a questo palazzo infatti, prima passa a Placida e poi a Maria Caterina Negrone, moglie di Francesco Maria Spinola nipote del doge Andrea Spinola quondam Cristoforo. Nel 1724 con la morte della nobildonna, l’edificio cambia definitivamente destinazione d’uso, da nobile residenza privata passa ad essere edificio da reddito, operazione che quasi “impone” un lento ma segnato declino. Nicolò Spinola, figlio di Maria Caterina Negrone e Francesco Maria Spinola, decide infatti di trasferire la sua residenza nel più sontuoso palazzo di Pellicceria (1732), dove soggiornerà con la moglie, Maddalena Doria. L’edificio di via San Luca venne così venduto al senatore Agostino Maglione, negoziante di Laigueglia, membro del Direttorio del governo repubblicano e Ministro dell’Interno della Repubblica Democratica. Nel 1819 passò a Chiara Maglione in Faruggia e destinato a casa da pigione con appartamenti e magazzini. Le ultime notizie risalgono al 1886, anno in cui verrà venduto a Lorenzo Picasso che lo destinò nell’omonimo Pio Lascito nel 1914. Nel dopoguerra fu unito ad un retrostante edificio che si affaccia su piazza Pinelli. (Testo tratto da E. Poleggi, Genova una civiltà di palazzi, Milano 2002, pp. 93-94; E. Poleggi (a cura di), Una reggia repubblicana. Atlante dei palazzi di Genova 1576-1664, Torino 1998, p. 83).
L’estesa facciata si distingueva un tempo per gli accesi affreschi di Ottavio Semino (1560) e di Gio. Andrea Ansaldo (circa 1610), purtroppo oggi rimangono solo pochi nitidi lacerti dell’antico splendore collocati nella zona sottotetto, quella più riparata dagli agenti atmosferici. La ridotta larghezza della strada e l’assenza di punti privilegiati di osservazione ne impediscono inoltre un’agevole percezione. «Decorazione a fresco a scene figurate e motivi architettonici, su un prospetto articolato in nove assi di finestre; al primo piano scene figurate tra le finestre con timpani a volute; una cornice ornata da un motivo a greca separa il secondo piano, ove, oltre alle scene figurate dipinte negli interassi, compaiono singole figure di divinità, in un registro superiore. Sopra una seconda cornice a greca, all’ultimo piano, scene e figure allegoriche disposte su un unico registro negli interassi e sugli spigoli. Un cornicione aggettante conclude la facciata». (Citazione da AA.VV., Genua Picta. Proposte per la scoperta e il recupero delle facciate dipinte, Genova 1982, pp. 240). Il portale marmoreo venne realizzato dal Valsoldo e riprende, seppur in tono minore, la soluzione che Giovanni Battista Castello, detto Bergamasco, aveva disegnato per il portale del palazzo di Tomaso Spinola in Salita Santa Caterina, civ. 3. Luciana Müller Profumo in Le pietre parlanti. L’ornamento nell’architettura genovese 1450-1600, Genova 1992, p. 277, dice in proposito: «Realizzato dal Valsoldo intorno al 1560 secondo una soluzione che fonde un probabile disegno del Bergamasco alla definitiva forma forse proposta da Ottavio Semino, autore della decorazione esterna a fresco, ora quasi del tutto perduta. Nel portale, in luogo delle immagini femminili, compaiono i volti di carattere esotico, dal copricapo a turbante cui sovrasta la voluta ionica. Dalle spalle arrotondate non scendono braccia, ma focomeliche articolazioni scanalate, mentre il busto appare coperto di una sorta di corazza a bande incurvate che scompare poi nella parte inferiore della parasta rastremata: una grande foglia ondulata dalla forma puntata accompagna l’assottigliarsi fortemente accentuato dell’allungata parasta».
Vico San Luca, 1
16123 Genova, Italia
c.f. 95023180102
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